martedì 14 gennaio 2014

Recensione: In Italia sono tutti maschi



Sceneggiatura: Luca de Santis, Disegni: Sara Colaone

Una graphic novel sul confino degli omosessuali durante il fascismo


All’immensa produzione letteraria dedicata alla Shoah, cui anche il fumetto ha versato importanti contributi (Maus in primis), ne corrisponde una minore sulle altre minoranze vittime dei regimi totalitari del novecento. L’impellenza di raccontare, in particolare negli omosessuali è infatti spesso mancata, sopraffatta da un bisogno di dimenticare, per molti, infatti la condizione di vergogna e di marginalità non si è conclusa con la fine della guerra.
In Italia sono tutti maschi, espressione con la quale Mussolini liquidò, negandola, la questione omosessuale, è il titolo di questo fumetto che racconta una pagina della nostra storia poco conosciuta e di cui si hanno rare testimonianze.
Il Racconto descrive l’esilio degli omosessuali alle isole Tremiti,  direi che la storia di De Santis inizia laddove Il capolavoro di Ettore Scola “Una giornata particolare” finisce.
Buona parte degli eventi narrati si basa sull’intervista di Giovanni dell’Orto ad un reduce delle Tremiti, pubblicata nel 1987 sulla rivista Babilonia, e si sviluppa attraverso la videointervista di due giovani documentaristi all’oramai anziano superstite Antonio Angelicola detto Ninnella, con il quale cercano di ricostruire gli eventi ripercorrendone i luoghi.
La storia, commovente, contempla amori, passioni e momenti di leggerezza e di quella sfrontatezza “scostumata” che caratterizza spesso la cultura omosessuale.
Se per alcuni il confino ha rappresentato un periodo di stenti, per altri è stato infatti un momento di comunione, alternativa ad una condizione di isolamento.
L’autrice adopera un tratto spigoloso e di grande espressività che in qualche modo ricorda i lavori di Chester Gould e di una certa tradizione americana: profili virili, mascelluti e lineamenti sintetizzati con poche linee.
Il colore è applicato sulle chine digitalmente, con pennellate seppia in riferimento alle fotografie d’epoca, l’uso del colore è piuttosto freddo, poco mediterraneo.
I volti espressivi e la composizione delle scene molto scarna, danno il meglio di sé nei siparietti comici, ed in scene come quella iniziale dell’adescamento ma le tavole più belle e poetiche trovo siano quelle senza colore, a doppia pagina, che intermezzano momenti salienti della storia.
L’opera ha avuto riconoscimento sia di critica (premio Micheluzzi) sia di pubblico ed è stata premiata con una buona distribuzione in Italia e all’estero.
Consiglio vivamente l'acquisto.

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